Elevati
livelli di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia),
specialmente il colesterolo cattivo (C-LDL),
si associano ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
La
terapia d’elezione per il trattamento dell’ipercolesterolemia è rappresentato
dalle statine, farmaci che da
decenni hanno dimostrato il loro beneficio nella riduzione dei livelli di
colesterolo cattivo e, conseguentemente, hanno contribuito alla riduzione della
morbilità e mortalità cardiovascolare.
Queste,
eventualmente associate ad ezetimibe
(farmaco che inibisce l’assorbimento intestinale di colesterolo), devono essere
sempre abbinate ad un corretto stile di vita, ad una regolare attività fisica,
ad una dieta sana e bilanciata con particolare riguardo al consumo di certe
categorie di alimenti (verdura, frutta, acidi grassi polinsaturi, etc).
Tuttavia,
nonostante la loro documentata e ben provata efficacia terapeutica, in taluni
pazienti le statine sono insufficienti o mal tollerate. Sempre più spesso con
questi farmaci è difficile raggiungere valori ottimali (target) di C-LDL, specialmente
nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare.
La teoria “lower is better”, ossia “più è basso, meglio è”, è ormai consolidata. Quanto più si riduce il C-LDL, tanto migliore sarà la prognosi, in termini di infarto, ictus, arteriopatia periferica, mortalità cardiovascolare.

Ma
staremo esagerando? E’ davvero così importante rincorrere valori molto bassi del
“demonio” colesterolo? I risultati degli ultimi
studi dimostrano che è proprio così e che bersagliare il C-LDL con le armi
attualmente a disposizione è da perseguire con tenacia.
Tra le novità terapeutiche, in sostituzione o in aggiunta alle statine, ci sono gli anticorpi monoclonali, inibitori di PCSK9,
capaci di smaltire l’eccesso di colesterolo circolante.
Questi nuovi farmaci sono risultati
drammaticamente efficaci. Riducono infatti i livelli di C-LDL di almeno il 50 -
70%, si somministrano per iniezione sottocutanea (in genere ogni 2 settimane o
una volta al mese) e hanno un buon profilo di tollerabilità. Rarissimi infatti sono
gli eventi avversi.
Altresì, essi sono indicati in particolare nei soggetti con colesterolo
alto ad elevato rischio cardiovascolare, nei quali il trattamento con le
statine è mal tollerato o non riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Queste terapie vanno indicate e prescritte dallo
specialista sulla base delle esigenze del paziente; certamente averle a
disposizione aumenta gli strumenti terapeutici con i quali lo specialista può
sempre più personalizzare la terapia del singolo paziente.
Nessun commento:
Posta un commento