Dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità emerge che nel 2020 il 10,4% della popolazione italiana è risultata obesa e 1/3 dei bambini sotto gli 8 anni di età è in sovrappeso.
In Italia sono in sovrappeso 22 milioni di adulti con
oltre 6 milioni di obesi. L'obesità contribuisce negativamente su
numerose malattie degenerative croniche fra cui le malattie venose. Questa
correlazione è legata a tre fattori fondamentali:
nell’obesità
- - si instaura un progressivo aumento dell’insulina
in combinazione con uno stato proinfiammatorio sistemico che è sostenuto anche
da un’errata alimentazione, uno scorretto stile di vita, una scarsa tolleranza
allo stress
- - si attiva la cascata
coagulativa che favorisce il tromboembolismo venoso;
- - si produce un aumento della pressione
intra-addominale che provoca una compressione sulle vene iliache con incremento
della pressione venosa agli arti e conseguente sfiancamento della parete delle
vene e incontinenza delle loro valvole. Il sistema valvolare normalmente
impedisce al sangue di refluire verso il basso. Allorquando i lembi valvolari non combaciano,
il sangue non riesce a progredire verso il cuore e ritorna verso il basso, determinando
un ulteriore incremento della pressione e, quindi, una progressiva dilatazione
delle vene che si allungano e diventano tortuose (vene varicose).
A volte
l'obesità può mascherare le vene varicose perché il grasso in eccesso negli
arti le nasconde. Inoltre, poiché l'obesità grave produce un aumento della
pressione anche nelle vene profonde degli arti, compaiono delle ulcere cutanee
che spesso richiedono molti mesi per guarire.
Per questo motivo, quando si avvertono sintomi come gambe pesanti, gambe doloranti, gonfiore o alterazioni della pelle, nonché vene dilatate, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista per una precisa diagnosi e la scelta della più adeguata strategia terapeutica.
Come minimizzare
i rischi delle vene varicose?
Dieta,
esercizio fisico e cambiamenti nello stile di vita sono chiavi importanti per
perdere peso. L'alimentazione umana si è spostata da
cibi "naturali" benefici a cibi trasformati, da grassi
"buoni" a grassi "cattivi" e da una quota più bassa a una
più alta di carboidrati (per lo più raffinati). I fornitori di modelli
nutrizionali finalizzati al guadagno (industrie) orientano la qualità e la
quantità dell'assunzione quotidiana di cibo: da un lato i media e le industrie
tendono a diffondere abitudini nutrizionali dannose (ad esempio, dipendenza da
zucchero gratificante per il cervello), consumo di cibi preconfezionati ricchi
di additivi e uso di costosi prodotti della tecnologia, dall’altro, purtroppo,
questi stimoli incontrano un basso livello di critica da parte dei pazienti e
degli operatori sanitari stessi.
Allo stesso modo il sedentarismo, si sta diffondendo sempre più
tra le nuove generazioni.
Lo stress cronico associato all'aumento dei comfort e della
facilità di vita ha ridotto significativamente le difese dell’organismo umano
nei processi di sviluppo delle malattie.
Qual è la
strategia terapeutica?
Un piano di trattamento della malattia venosa cronica non può, quindi, prescindere anche dal trattamento dell’obesità. Le risorse terapeutiche includono miglioramenti nella dieta
e aumento dell'esercizio fisico, ma anche tutte le altre opzioni terapeutiche di carattere riabilitativo, psicologico, farmacologico e chirurgico bariatrico.
La cura delle ulcere, la terapia compressiva, la scleroterapia, il trattamento delle varici endovascolare (ablazione in radiofrequenza o laser ) e/o chirurgico “open” ( stripping safenico, flebectomie, CHIVA) traggono risultati più soddisfacenti quando si associano al calo ponderale.
A cura della dott.ssa Rosa Apicella
Specialista in Chirurgia Vascolare
Specialista in Chirurgia Generale